Nessuna quota per la lotta alla povertà e per i rifugiati o per l'edilizia ecclesiastica. Una scelta che fa discutere.
Niente fondi per la lotta alla povertà e il restauro dei beni culturali dall'8 per mille destinato allo Stato. Il Governo ha deciso di impiegare le risorse disponibili (57 milioni di euro) per l'edilizia carceraria e la protezione civile. Una scelta che fa discutere.
Il meccanismo
Facciamo un passo indietro per capire come si è arrivati a questa somma e alle scelte relative alla destinazione. Quando si compila la dichiarazione dei redditi è possibile scegliere a chi destinare l'8 per mille. A barrare una delle voci a disposizione è solo il 40% dei contribuenti. Quando non viene manifestata una preferenza, la somma viene distribuita proporzionalmente alle scelte espresse. Questo fa sì che, a conti fatti, l'80-85% finisca mediamente alla Chiesa Cattolica, il 5-7% circa vada tra le altre confessioni religiose che hanno siglato accordi con lo Stato (vale a dire Unione delle Chiese metodiste e valdesi, Chiesa evangelica luterana in Italia, Unione delle Chiese cristiane avventiste del Settimo giorno, Assemblee di Dio e Chiesa valdese, con queste ultime due che hanno scelto di non aderire al meccanismo di riparto delle scelte non espresse perché non si tratta di scelte manifeste da parte dei contribuenti) e il 10-13% allo Stato. Quest'ultimo ha subito nell'ultimo quindicennio una contrazione delle assegnazioni di circa un terzo, anche se negli ultimissimi anni ha recuperato qualcosa.
Dove finiscono i soldi dello Stato
I soldi assegnati allo Stato possono essere destinati a scopi di interesse sociale o a carattere umanitario (come interventi contro la fame nel mondo), all'assistenza ai rifugiati, alle calamità naturali e al recupero dei beni culturali.